E ora si presenta Francesco.
Parlaci di te, le tue esperienza passate, hobby, etc.
Mi chiamo Francesco, ho ventotto anni e vengo da Trieste. Sono laureato in
storia con un percorso di studi binazionale che mi ha portato a vivere per dei
periodi in Francia, dove ho imparato abbastanza bene il francese (il wolof
sarebbe stato meglio!). Ho lavorato più volte come educatore in situazioni e
realtà molto diverse: dai centri estivi per bambini alle case di accoglienza per
minori non accompagnati. Ho avuto anche diverse esperienze come
insegnante nelle scuole materne e elementari.
Mi definirei una persona curiosa a cui piace viaggiare e scoprire nuove
culture, tradizioni, punti di vista e, da buona forchetta quale sono,
gastronomie e piatti tipici.
Qual è il tuo progetto o sogno?
Di sogni e progetti ne ho un sacco, ma sono in evoluzione, non vanno
d’accordo tra loro e a volte non riesco a rincorrerli come vorrei. Però un bel
sogno che avevo da qualche anno e che nella mia testa non è mai cambiato
era quello di partire per il servizio civile. Ora questo sogno lo sto vivendo e
quando mi fermo a pensarci mi sembra ancora incredibile.
Perché hai deciso di intraprendere la strada del Servizio Civile?
Qualche anno fa un mio amico è partito per l’Uganda col Servizio Civile ed è
tornato con un bagaglio di esperienze fuori dall’ordinario e la soddisfazione di
aver partecipato ad un progetto interessante, utile per gli altri e per lui stesso.
I suoi racconti mi hanno fatto capire che il servizio civile poteva fare per me e
appena mi si è presentata l’occasione sono partito.
Quali aspettative hai da questa esperienza e quali sfide ti aspetti di dover
affrontare?
Vorrei contribuire al meglio delle mie possibilità al progetto di Diritti al Cuore
e fare in modo che lo scambio di idee e conoscenze con le persone che
incontrerò possa avvenire in maniera reciproca e sincera. Vorrei inoltre
tornare con un’energia nuova, data dall’aver avuto un assaggio di com’è la
vita al di fuori molto al di fuori della nostra cultura.
La cosa più complicata sarà capirsi appieno: la distanza tra lingue, tradizioni,
religioni e culture sarà un ostacolo difficile da oltrepassare, ma con la giusta
predisposizione e molta pazienza non sarà impossibile.
Cosa porterai di te in Senegal?
La voglia di ascoltare e di conoscere la gente del posto, di cercare di capire il
più possibile la cultura di cui sarò ospite.